Ferzo Wines On the Road. La seconda edizione per conoscere altri vigneti della provincia di Chieti

Non finisci mai di stupirti quando attraversi le dolci colline della provincia di Chieti: ettari ed ettari di terreno vitato, fino a perdersi con lo sguardo all’orizzonte. Le linee dei filari lanciate all’infinito, a incrociare quelle degli ulivi, in combinazioni di colori che sorprendono a ogni mutamento della natura. Fazzoletti di “pergola abruzzese”, come una scacchiera irregolare, che guardano a volte il mare, a volte la montagna. Un paesaggio raro e bellissimo, intreccia ogni giorno l’amore di mani sapienti che curano la vigna come una figlia, un occhio al terreno e uno al cielo, a scrutare il tempo in arrivo. Gente abruzzese che nel silenzio del lavoro preserva l’ambiente e produce economia. E’ questa gente il sale della nostra terra.

La seconda edizione di Ferzo Wines On the Road, domenica 30 settembre, ha visto un tour tra le vigne chietine con blogger e fotoamatori, organizzato in collaborazione tra la grande community web “Paesaggi d’Abruzzo”, lunga esperienza in shooting fotografici e un progetto editoriale da poco concluso, e Ferzo Wines, linea di Codice Citra dedicata al canale Horeca per hotel, ristoranti e catering. Esclusivamente per questa, Ferzo wines seleziona le uve da piccoli produttori del territorio, mantenendo così alta la qualità. Ferzo ha come simbolo la vela, rappresenta una piccola parte di questa, a indicare i tanti coltivatori di vitigni autoctoni della provincia chietina.

Foto di gruppo alla cantina Eredi Legonziano con l’amministratore della pagina Facebook Alessandro Di Nisio, con Simona D’Alicarnasso e Pina D’Eusanio, addette alla comunicazione di Citra Vini. E via, si parte con l’ormai collaudato pulmino vintage Wolkswagen, guidato con eleganza da Francesco Sabatino. Siamo in contrada Nasuti di Lanciano, a un’altezza di circa 300 m sul livello del mare. È stato il responsabile della cantina, a guidarci tra le vigne, un vero labirinto che si dipana nell’agro: 400 ettari di vitigni autoctoni, incastonati tra i fiumi Moro e Feltrino, non molto lontani dalla Maiella e a pochi chilometri dal mare, condizioni pedoclimatiche con importanti escursioni termiche che conferiscono una buona acidità all’uva.

Gli impianti più vecchi sono di Trebbiano e Cococciola, mentre i più recenti Pecorino e Passerina sono sempre più richiesti dal mercato. Il Montonico, vitigno diffuso soprattutto nella zona del teramano, ma che attecchisce bene anche qui, viene allevato per la spumantizzazione. L’impianto di Montepulciano è stato inserito nel “Progetto qualità Cotarella” di Codice Citra, un ettaro di pergola abruzzese ideale per la spumantizzazione: vendemmia separata, assenza di concimazione, potatura ristretta, meno trattamenti, per una linea diversa di Citra. “Questa è stata un’annata particolare, con clima molto umido, e la vigna è stata costantemente minacciata dalla peronospora”, ha lamentato il coltivatore che controlla gli acini dell’uva con il suo rifrattometro per misurare i gradi zuccherini. “Con l’adesione al Progetto qualità – 100 ettari totali, da Pollutri a Torrevecchia -, monitoriamo costantemente l’uva, dalla crescita all’imbottigliamento. La vigna produrrà 120 quintali d’uva per ettaro, rispetto ai normali 140 quintali, passaggio necessario per arrivare alla Docg. La notevole riduzione di produzione ha consentito alla vigna di proteggersi meglio dalle malattie. Abbiamo già raccolto il 30% del Montepulciano che farà da base allo spumante rosé”.

Dopo gli scatti dei fotografi ai grappoli d’uva gelosamente contati dal coltivatore, ci siamo ritrovati ai margini della vigna per lo “sdiuno”, la colazione abruzzese che non contempla i più urbani “cornetto e cappuccino”. Tre corpose frittate, tradizione delle scampagnate abruzzesi – una con i peperoni, una con la cipolla e l’altra, indimenticabile, con salsiccia di fegato e peperone crusco, conosciuto nel chietino come “bastardone”, servite su fette di pane al Montepulciano – arricchivano la tavola allestita dall’agriturismo “Il Grappolo d’Oro” di Claudio Marzucca. In abbinamento, per iniziare la scala delle degustazioni, un vino meno strutturato: Passerina Superiore 2017, Ferzo Abruzzo Dop, 13% di gradazione alcolica, delicato, con note di fiori bianchi, sentori agrumati e sfumature speziate. Non sono mancati i dolci tipici della zona, i bocconotti di Castel Frentano.

Si riparte tutti, destinazione i vigneti di Cantina San Giacomo a San Vito Chietino. Stiamo a un passo dalla Costa dei Trabocchi. Ci si ferma davanti a una pergola di 13 mila metri di Montepulciano, una piccola produzione familiare di Pasquale Bianco. Percorrendola si arriva al limite della terrazza affacciata sul mar Adriatico. Uno straordinario azzurro tenue si mescola al verde dei pampini, e una pace improvvisa ci invade, energia positiva degli uomini che l’uva non può non percepire attraverso le mani che la curano.  A stressarla invece ci pensano le escursioni termiche, che per la vigna è tutta salute, provocate dalle brezze che si alternano tra il mare e la vicina Maiella e che mantengono asciutto e ventilato il terreno, preservando le uve dagli attacchi dei parassiti e conferendogli acidità e sapidità. Un unico guaio: “la presenza distruttiva dei cinghiali che non si sa più come contrastare”.

 

La vendemmia sta per iniziare e i preparativi sono frenetici: gesti che si ripetono ogni anno e che solo i fotografi possono fermare con i loro scatti.

Nel frattempo Mara, la moglie di Pasquale, sceglie e raccoglie le uve più belle per fare la “scrucchiata”, confettura d’uva che si ottiene separando l’acino dai suoi vinaccioli. Le servirà poi per preparare i classici dolci della Costa dei Trabocchi, i “celli pieni”, ai quali aggiungerà anche marmellata di arance (chiamate purtualli) e limoni con julienne delle loro bucce, qualche biscotto secco e noci tritate.

E siccome “il bello della vendemmia è quando si beve”, abbiamo degustato il vino Pecorino Superiore Ferzo Abruzzo Dop, 2017, 13% di gradazione alcolica. Al naso risulta floreale, con note di acacia e sentori balsamici di salvia. Non mancano note minerali.

Ultima tappa, i terreni vitati di Cantina San Zefferino a Ortona, dall’ambiente pedoclimatico eccezionale. Qui abbiamo provato a rivivere la festa delle antiche vendemmie, che erano fatica e ringraziamento allo stesso tempo. A Villa Pincione di contrada Caldari ci siamo seduti sui plaid di Ferzo per il pic-nic sotto la pergola di Montepulciano, catering a cura di Caffè G14. Qui i coltivatori stanno provando a recuperare un vitigno storico, a bacca bianca, ormai introvabile, il Pergolone, conosciuto anche come il “vitigno dell’amore”, perché era durante la vendemmia che nascevano gli amori. Era squisita anche da mangiare e si raccoglieva il giorno di San Matteo, il 21 settembre (“a san Matte’ appenne l’uva ca se te’ ”), per farla essiccare in modo che si potesse consumare nel periodo natalizio.

Gran finale con il laboratorio di danze popolari abruzzesi a cura di Anna Anconitano e “complimento” con nevole ortonesi, impastate con farina, olio, vino cotto, arancia, cannella e Rum, e le pesche, dolci tipici dei matrimoni, imbevute nell’Alchermes e ricoperte di zucchero.

E se il vino è il canto dell’anima, la danza è la gioia di ritrovarsi insieme dopo l’ultima degustazione: un Montepulciano d’Abruzzo Dop Ferzo, 13,5% di gradazione alcolica. Bouquet elegante con sentori di amarena e frutti di bosco, note di pepe, cacao e aromi balsamici.

 

Ad Alessandro Di Nisio piace sottolineare la similitudine tra il Consorzio Citra, un insieme di tanti piccoli coltivatori, che esporta in una cinquantina di paesi, con le sue 9 cantine, 3 mila soci, 6 mila ettari di terra, e la community di Paesaggi d’Abruzzo che è presente sul web da più di 10 anni, con quasi 200 mila Mi piace alla sua pagina e che è punto di riferimento di molti fotoamatori che aiutano il turismo a crescere, svelando bellezze abruzzesi sorprendenti, i territori, l’arte, le tradizioni.

Arrivederci alla prossima edizione.